sabato 31 agosto 2013

Comunicato Stampa per la Semplice in cerca di Spirito a Cordignano (TV) del 7 settembre

Grazie alla sensibilità del proprietario di Villa Belvedere Mocenigo – il Dott. Luciano Bernardi – all’attenzione del Comune di Cordignano e al sostegno della Banca Popolare di Verona, con la collaborazione dell’Associazione “Pro Belvedere”, il Teatro all’insegna dell’orso in peata di Venezia riporta una commedia di Carlo Gozzi recentemente ritrovata nel suo luogo d’origine, per il quale fu concepita e dove fu originalmente rappresentata.

La semplice in cerca di spirito, «commedia villereccia in un atto e in prosa», fu composta da Carlo Gozzi, in una data ancora imprecisata, per la “villeggiatura” di Cordignano, come dichiara la dedica alla «Signora Polissena Contarini Cavaliera Mocenigo», nuora del doge Alvise IV Mocenigo.
Si tratta di una piccola commedia, di cui si ignorava perfino l’esistenza, di cui è stato scoperto il manoscritto autografo, grazie al prezioso ritrovamento dell’archivio letterario nella villa friulana di famiglia, al di qua del Tagliamento, nei pressi del secondo centenario della morte. Carlo Gozzi villeggiava, anzi risedeva in vecchiaia lungamente, nella casa di Vicinale, nel Friuli vicino all’attuale lembo estremo della Provincia di Treviso, dove è appunto Cordignano. La dedica della commediola a Polissena Contarini Mocenigo non reca data, ma questa si deduce da una lettera dello stesso Gozzi, che dichiara – in data 4 novembre 1780 – di essere appena tornato a Vicinale, insieme a suo fratello Gasparo, «dalla Villa Mocenigo a Belvedere», dove avevano soggiornato per sei giorni «fra le più deliziose vedute e le cortesi maniere ...co’ cavalieri e le dame». La circostanza sembra dunque rinviare all’allestimento della commedia.

Si tratta, infatti, di un testo non composto per la compagnia alla quale Gozzi destinava normalmente i suoi lavori – quella diretta dal “Truffaldino” Antonio Sacchi – ma per una committenza nobiliare, legata al teatro di villeggiatura – che si costumava in tempo d’autunno, comprendendo la vendemmia -, frequentemente praticato dai nobili nel costume di allora. La villa Mocenigo detta Belvedere oggi non esiste più nella sua forma originale, seicentesca e poi ampliata nel secolo seguente, demolita in larga parte nel corso dell’Ottocento per le sue enormi e dispendisoe dimensioni; ma sopravvive la barchessa, che era il luogo nella seconda metà del Settecento adibito a teatro, e per cui fu scritta e in cui fu rappresentata La semplice in cerca di spirito e in cui in anni precedenti era passato anche Carlo Goldoni.

Il Teatro dell’orso in peata di Venezia – secondo la sua tradizione – propone una versione “da camera” della commedia, per attrici e burattini, dove quattro interpreti-animatrici muovono tutti i personaggi della vicenda: la coppia di ingenui spasimanti, destinati ciascuno in matrimonio a un vecchio e una vecchia vedovi, loro rispettivi genitori; una coppia di sposi novelli di villa, però istruiti ai costumi cittadini portati in campagna dai nobili in villeggiatura, un vecchio filosofo misantropo che si è rifugiato in villa per fuggire la città, in una godibilissima “educazione sentimentale”.
La trama – ispirata a una commedia francese di Charles-Simon Favart (una comédie melée d’ariettes, La chercheuse d’ésprit, rappresentata per la prima volta nel 1741 – offre un’inedita vicenda d’impronta quasi illuministica (contro ai luoghi comuni del Gozzi reazionario), che racconta la scoperta dell’amore attraverso l’istinto naturale, con un dialogo divertentissimo e una serie di situazioni sceniche. Da una nota della censura rimasta sul manoscritto e datata 1802, ne sappiamo vietata la rappresentazione nei teatri pubblici veneziani, che evidentemente fu tentata a distanza di una ventina d’anni: proibizione che si spiega probabilmente a causa dei doppi sensi e delle situazioni condotte oltre i limiti di quanto allora tollerato dal punto di vista del costume. La commedia villereccia conobbe, dunque solo, la ribalta del teatro di villeggiatura, per poi sparire del tutto.

Il Teatro dell’orso in peata ha proposto una prima volta, tre anni or sono, una versione ridotta ad alcune scene della commedia, insieme a un altro inedito gozziano – La cena male apparecchiata -, che era stata presentata al pubblico nell’ambito del festival della Biennale teatro nel 2006, sempre con la formula per attori e burattini, recuperando peraltro le modalità dello spettacolo nobiliare settecentesco, di palazzo cittadino o di villeggiatura, attraverso i “piavoli” o “bambocci”, anche se sostituendo le più nobili e algide marionette ai burattini “a braccio”, più popolari e mobili. La versione integrale e autonoma che qui si presenta ha debuttato nello scorso mese di giugno nel festival Scene di paglia, nello spazio di una barchessa del padovano. Siamo lieti di presentarla nel suo luogo originale e che lo spazio di un ritrovato Teatro di villa del XVIII secolo sia riproposto, con essa, all’attenzione del pubblico.



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